Se sei un genitore, forse ti è già capitato di notare qualcosa nel comportamento di tuo figlio. Un cambio d'umore, meno voglia di uscire, quel cappuccio che resta su anche in casa. Magari ti ha detto "mi cadono i capelli", magari non ha detto nulla. Ma tu hai capito lo stesso. E ti sei chiesto:

"Sarà solo una fase?", "Devo preoccuparmi?", "O forse sto esagerando io?"

Lascia che te lo dica chiaramente, da genitore a genitore: se tuo figlio percepisce un problema con i capelli, quel problema esiste. E va preso sul serio.

Non perché i capelli siano la cosa più importante del mondo. Ma perché per un ragazzo — oggi — l'immagine è una parte enorme della sua identità.

E perdere i capelli, anche solo averne "meno", anche solo il dubbio, può creare un'insicurezza profonda. Una di quelle che si attaccano al cuore e cominciano a cambiare tutto.

La voglia di parlare con gli amici. La voglia di uscire. La fiducia in sé stessi. Il modo di guardarsi allo specchio. La vita sociale. Persino la scuola...

Il problema non sono i capelli. Il problema è cosa succede dentro quando tuo figlio comincia a sentirsi sbagliato.

E purtroppo, la prima cosa che tendiamo a fare, è minimizzare. Lo facciamo in buona fede, certo. Gli diciamo che sta bene lo stesso, che sono solo capelli, che non deve farne un dramma.

Ma in quel momento, senza volerlo, lo stiamo lasciando da solo con un peso che per lui è gigante.

Io ho visto ragazzi spegnersi poco a poco. Ragazzi brillanti, intelligenti, pieni di vita… che smettono di allenarsi, di uscire, di sorridere. Perché la percezione della perdita dei capelli li blocca.

E sai cosa li ha fatti ripartire, in molti casi? Non un trattamento, non una lozione, non un miracolo. Ma semplicemente una certezza: sapere che esiste una soluzione.

Il patchcutaneo® non è una pubblicità. È qualcosa che ho creato per me stesso, prima che per gli altri.

Perché anche io ho avuto paura di perdere i capelli. Anche io ho vissuto quella sensazione sottile di vergogna, quella fitta ogni volta che ti guardi allo specchio e pensi "sto cambiando".

Ed è per questo che oggi, quando vedo un genitore in dubbio, gli dico: non aspettare che diventi un problema più grande. Parliamone. Subito.

Non devi comprare niente. Non devi portare tuo figlio in una clinica. Non devi fare scelte drastiche.

Devi solo prenotare una chiacchierata. Una Patch Call. Gratuita. Umana. Una chiamata tra persone che vogliono una cosa sola: capire come stare meglio.

In quella chiamata ti ascolteremo. Ci racconterai come stanno le cose, cosa hai notato, cosa ti preoccupa. E se vuoi, ci manderai anche una foto. Ti faremo delle domande. Ti spiegheremo cosa si può fare — e cosa è meglio evitare.

Magari non servono soluzioni oggi. Magari serve solo un piano. Una sicurezza. Una copertina di Linus da tenere lì, pronta, nel cassetto.

Sai quanti ragazzi sono ripartiti così? Senza nemmeno indossarlo, il patch. Solo per il fatto di averlo. Solo per sapere che, se ne avranno bisogno, c'è.

Il problema, vedi, non è il giudizio degli altri. Il problema, quasi sempre, è il modo in cui noi stessi ci guardiamo. E se tuo figlio comincia a guardarsi male, a sentirsi "meno", a cambiare il suo modo di stare nel mondo… allora è lì che dobbiamo intervenire.

Con delicatezza. Con intelligenza. Con il giusto tempo. Ma senza più rimandare.

Perché quando lo fai, quando sei tu il genitore che prende in mano la situazione — senza drammi, ma con lucidità — quello che succede è semplice: tuo figlio comincia a fidarsi.

Comincia a rilassarsi. E spesso, comincia anche a stare meglio.

Prenota la Patch Call. Parliamo. Vediamo insieme se c'è qualcosa che puoi fare oggi per evitare un disagio domani.

Magari sarà solo una bella conversazione. O magari, sarà il momento in cui tutto comincia a cambiare!

Fabrizio Labanti